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I due titoli Slam di Djokovic nell’anno dei 36 e il ritorno al successo di Alexander Zverev dopo un anno e mezzo di digiuno hanno anche un motore italiano. Novak si è affidato da dicembre al fisioterapista o osteopata Claudio Zimaglia, Zverev da fine marzo al preparatore Dalibor Sirola. Cosa li lega? Il Piatti Tennis Center.
Cosa accomuna Novak Djokovic, che nell’anno dei 36 vince due Slam, sfiora il terzo e fisicamente sembra ancora di un altro pianeta, ad Alexander Zverev, tornato finalmente a vincere un titolo – nella sua Amburgo – dopo un digiuno di oltre un anno e mezzo? Entrambi per mantenere al top il proprio team sono andati a fare shopping al Piatti Tennis Center di Bordighera, affidandosi a due delle figure chiave del team Piatti.
“Nole” ha puntato da inizio stagione sul fisioterapista e osteopata Claudio Zimaglia, chiamato a sostituire l’argentino Ulises Badio, mentre il tedesco ha scelto dopo Miami di affidarsi all’esperienza del preparatore atletico croato Dalibor Sirola, da tempo spalla di Piatti per quanto riguarda la preparazione fisica. Un professionista che quando viene scelto trova sempre un modo per fare la differenza.
C’era lui, una decina d’anni fa, a trattare i muscoli del miglior Andreas Seppi, il quale quando viene interrogato sui rimpianti della propria carriera ripete a nastro che se potesse cambiare un dettaglio si affiderebbe prima a un preparatore atletico di alto livello, perché soltanto a fianco di Sirola ne ha compreso davvero l’importanza. E c’era sempre lui, qualche anno dopo, fra i segreti di quel Milos Raonic che malgrado due metri e cento chili era arrivato a muoversi talmente bene da giocare addirittura serve&volley, spingendosi in finale a Wimbledon e convincendo tutti che il primo giocatore nato negli Anni ’90 a vincere uno Slam sarebbe stato lui.
Per Raonic non è andata così a causa di un fisico di cristallo, ma mentre il canadese è un po’ sparito dai radar (salvo tornare a due anni dall’ultimo match e vincere sull’erba, aiutato anche da quel Dragoljub Kladarin che di Sirola è il braccio operativo a Bordighera), Sirola ha continuato a togliersi importanti soddisfazioni professionali. Sia da Piatti, come responsabile dell’area della preparazione fisica, sia con altri atleti, come Coric, Sinner, Sharapova e non solo.
Il lavoro con Zverev era una sfida tutt’altro che semplice: dopo l’infortunio in semifinale al Roland Garros 2022 che l’ha tenuto fuori fino a fine stagione, il tedesco aveva bisogno di ricostruire da capo una condizione fisica in grado di permettergli di lottare per i titoli che contano, così dopo la deludente trasferta primaverile negli Stati Uniti ha deciso di chiedere una mano a uno dei più esperti in circolazione.
Sirola l’ha aiutato a ritrovare la condizione desiderata ma anche il giusto approccio mentale al lavoro, e i risultati dicono che è stata la scelta azzeccata. Il tedesco è tornato in semifinale al Roland Garros, e la scorsa settimana nella sua Amburgo – “dove tutto ha avuto inizio 26 anni fa”, ha scritto lui sui social – ha vinto il ventesimo titolo in carriera, interrompendo il digiuno più lungo della sua carriera. Durava da oltre un anno e mezzo, dalla prima edizione torinese delle Nitto ATP Finals (2021).
Djokovic, invece, cercava una figura in grado di dare continuità all’ottimo lavoro svolto negli ultimi anni col fisioterapista argentino Ulises Badio, e ha deciso così di continuare a seguire la linea italiana (che nel suo team annovera già i due agenti Edoardo Artaldi ed Elena Cappellaro, e il preparatore atletico Marco Panichi) puntando su Claudio Zimaglia.
Prima di accettare la sua proposta il fisioterapista e osteopata piemontese aveva lavorato per tutto il 2022 con lo statunitense Brandon Nakashima, mentre in precedenza era già stato a fianco di tanti altri giocatori di alto livello, buona parte condivisi proprio con Sirola (Sinner, Coric, Sharapova, il Raonic della finale di Wimbledon). E col tennis Zimaglia ha iniziato di fatto la sua esperienza da fisioterapista, a fine Anni ’90 a Le Pleiadi di Moncalieri, lavorando con gli allora “Piatti boys”: Furlan, Caratti, Brandi e Mordegan.
Anche per lui, quella con Djokovic – che l’ha chiamato a dicembre – è una delle responsabilità più importanti in oltre trent’anni di carriera professionale, visto che il suo assistito è un superatleta con caratteristiche fisiche (e in particolare muscolari) che fanno invidia al mondo intero. Di conseguenza, per permettergli di essere sempre al top e di far valere i muscoli di gomma è necessario un lavoro estremamente accurato, che richiede anni di studio ed esperienza nell’èlite. Lui ne ha da vendere.